“La Torre allo specchio”. La mostra raccontata da Stefano Renzoni a Molina di Quosa
La Torre di Pisa, immagine della città e simbolo dell’Italia nel mondo, ha molto da raccontare anche nella storia dell’arte. E sa stupire, una volta di più.
Lo scorso giugno, nel Palazzo dell’Opera del Duomo, era stata inaugurata una mostra dedicata al celebre campanile organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana e curata dallo storico dell’arte Stefano Renzoni in occasione degli 850 anni dalla posa della prima pietra. La Torre allo specchio, questo il nome dell’esposizione, è ora pronta a sbarcare a Molina di Quosa sotto forma di racconto: Renzoni, con l’ausilio di testi e immagini, proporrà un viaggio tra alcune delle opere esposte in occasione della mostra: disegni, incisioni, dipinti, sculture e fotografie, per un periodo che va dal XIII secolo alla contemporaneità.
Appuntamento a domenica 20 ottobre 2024 alle 17 al Magazzino di Antonio di Molina di Quosa, in occasione della Festa d’Autunno, che anima tutto il paese del lungomonte pisano. Ingresso libero.
Il catalogo della mostra curata da Stefano Renzoni è stato pubblicato da Pacini Editore: La Torre allo specchio. Le molte vite del Campanile del Duomo di Pisa.
La descrizione di Renzoni: “Misurarsi in una mostra con il campanile del Duomo di Pisa è, più che un gesto temerario, una scommessa metodologica, perché ben poco esiste al mondo di più esibito, ostentato, replicato, della Torre pendente. Qualora poi considerassimo che la Torre non contiene al suo interno opere d’arte nascoste o malcelate, e che il suo fascino è proprio nelle pareti scabre e quasi disadorne (oltre che beninteso nella sua formidabile postura), e che perfino i numerosissimi capitelli non sono più quelli di Biduino e chissà chi, ma repliche ottocentesche, a volte fedeli, altre pallide e seriali, se avessimo fatto un bilancio di tutto questo per una possibile mostra ci sarebbe stata materia sufficiente per rimanere perplessi. La fisionomia di questa mostra è allora del tutto differente da quella dettata da vocazioni archeologiche e attribuzionistiche, ma ruota attorno a quella che è diventata la virtù, e un poco anche la condanna, della Torre stessa: il modo, i modi, in cui la Torre è stata vista e meglio ancora rappresentata. Una Torre dunque allo specchio, cioè riflessa nelle innumerevoli superfici che ne hanno replicato l’immagine, come indizi e segni che rivelavano un modo di vedere ma anche di pensare la Torre, di valutarne la mole incredibile ed eccedente, e d’interpretarne il significato”.